Gli immigrati aumentano la criminalità? I dati smentiscono i populismi

Lo sentiamo dire spesso, “no agli immigrati perché aumentano la criminalità nel nostro Paese”. Ma si tratta più di paura e percezione o di realtà? A rispondere alla domanda ci pensano gli analisti sbobinando dati di denunce e incarcerazioni. 

La domanda se l’è posta, ad esempio, anche l’Università britannica di Huddersfield servendosi di fonti come il censimento e il British Crime Survey. Le ricerche, scrive il dottor Dr Dainis Ignatans nel suo studio, “mostrano che le aree con un’alta concentrazione di immigrati tendono ad avere molta meno crimini registrati dalla polizia rispetto alle aree con una bassa o media concentrazione di immigrati”. O ancora: “Un forte raggruppamento di popolazioni immigrate registra sempre tassi di criminalità molto più bassi, indipendentemente dal tipo di reato. È proprio dove le culture si mescolano con la forza che si verificano molti più crimini”.

E il motivo, sempre secondo il dottor Ignatans, potrebbe dipendere dalla distribuzione delle persone e dalla differenza tra integrazione e assimilazione. “Se permettiamo agli immigrati di dimostrare il meglio della propria cultura – aggiunge – tutti possiamo trarne beneficio. Ma se continuiamo a ghettizzare gli immigrati le loro culture verranno forzatamente mescolate, come avviene per esempio nelle case popolari, in cui persone provenienti da diversi paesi si ritrovano a vivere insieme, elevando così il tasso di criminalità”. Insomma, nonostante i populismi dilaghino sempre più e la voglia di tornare ad innalzare muri e barriere cresca – e la recentissima vittoria di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America lo dimostra – la statistica (a braccetto con la sociologia) smentisce la percezione umana.

Immigrazione e criminalità in Italia – qual è il tasso di criminalità tra i rifugiati?

Arriviamo all’Italia. Per rispondere con i dati possiamo prendere in considerazione, ad esempio, il periodo tra il 2004 e il 2014 analizzando il Dossier Statistico dell’Immigrazione di Idos. In questi dieci anni, per gli italiani le denunce sono aumentate del 40,1% (da 480.371 a 672.876) nonostante questi siano diminuiti (da 56.060.218 a 55.781.175).

Per gli stranieri, invece, le denunce sono cresciute del 34,3% ma va considerato un dato importante: si sta parlando di una popolazione che, nel mentre, è raddoppiata. Gli immigrati regolari sono passati da 2.402.157 a 5.014.437. E l’andamento è positivo anche per i casi di denunce con autore noto: gli stranieri hanno inciso nel 2004 per il 32,3% (229.243 su un totale di 709.614), mentre nel 2014 tale incidenza è scesa al 31,4% (307.978 su un totale di 980.854).

E tra i carcerati ci sono più italiani o immigrati?

Stando a quanto fanno emergere l’Associazione Antigone e Open Migration, gli stranieri detenuti nelle carceri italiane sono un terno della popolazione carceraria. Al 31 agosto 2016, sono infatti 18.311 su 54.195 totali.
 
Quali sono i reati più commessi dagli immigrati? 

Tra i reati commessi dagli stranieri, guardando le denunce, sempre secondo Idos, prevalgono nettamente furti (20,1%) e ricettazione (5,8%), poi lesioni dolose (5,5%), minacce (3,8%), rapine (2,9%), ingiurie (2,4%), associazione per delinquere (1,1%).

I reati maggiormente commessi dagli italiani sono invece furti (9,3%), truffe e frodi informatiche (8,7%), minacce (7,2%), ingiurie (6,2%), lesioni dolose (5,5%), danneggiamenti (3,1%), ricettazione (2,7%), rapine (2%), percosse (1,2%), estorsioni (1,1%).

Rispetto all’incidenza sul totale delle denunce con autore noto, gli stranieri riportano valori più alti relativamente a furti (49,6% dei denunciati è straniero), rapine (40,1%), sequestri di persona (39,7%), violenze sessuali (38,7%) e associazione per delinquere (33%).

Come si può, allora, cercare di garantire una vera integrazione tra diverse popolazioni? Si possono accogliere gli immigrati creando nuove comunità allargate? Lo abbiamo chiesto a Statia Papadimitra, psicologa psicoterapeuta per i centri di accoglienza e responsabile del gruppo Appartamento Salute Mentale della Cooperativa sociale Apeiron Pignataro maggiore (Caserta). La nostra intervista esclusiva la potete leggere da venerdì 11 novembre su Sguardi di Confine.

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