Simona e Claudio a tu per tu con Papa Francesco: lacrime e sorrisi per vite che si intrecciano

Ce ne stavamo lì, nel silenzio ovattato di un salottino rivestito di verde al piano rialzato di quel palazzo dove ci avevano accompagnato gli uomini della sicurezza, e ancora non riuscivamo a realizzare ciò che stava accadendo. Increduli, eppure le guardie svizzere avevano controllato al computer e i nostri nomi c’erano: lui ci aspettava.

Erano passate solo un paio di settimane da quando avevo preso carta e penna per scrivergli. Un racconto semplice, tanto quanto lo è la realtà. Volevo solo raccontargli com’era cambiata la mia vita dall’ultima volta in cui ci eravamo incontrati. Una follia, continuavo a dirmi ogni volta che accantonavo l’idea. Poi è arrivata la telefonata:

Sono padre Gonzalo, il segretario di Papa Francesco. Sua Santità vorrebbe incontrarvi sabato prossimo a Santa Marta alle 16:30”. 

La notte precedente non avevo dormito, ma questa non è una novità. Da quando vivo con Simona ho rinunciato all’idea del sonno per occuparmi di lei, dei suoi dolori, del suo bisogno di fare pipì senza dover ricorrere al pannolone. Di questo avevo scritto a Papa Francesco. Della mia esperienza in carcere e dell’opportunità che avevo avuto di stare con lui sull’altare di San Pietro durante il Giubileo dei carcerati nel 2016, chiedendogli di incontrare la donna coraggiosa che ha rivoluzionato la mia esistenza.

Si è aperta la porta ed è entrato, da solo e senza tanti convenevoli. Solo in quel momento abbiamo realizzato che era vero, non eravamo vittime di uno scherzo di qualche bontempone e – soprattutto – si sarebbe trattato di un’udienza privata. Un incontro intimo e riservato. “Come state?”.

Papa Francesco mi ha abbracciato, poi ha allungato la mano verso quella di Simona e ha intuito immediatamente che quelle mani non si sarebbero mosse a causa della sclerosi multipla. Si è seduto di fronte a noi e ha ascoltato. Mezz’ora di lacrime e sorrisi; racconti di vite che si intrecciano e arrancano guardando oltre le difficoltà del quotidiano.

Io non credo – gli ha detto Simona prima di fargli vedere un video del suo viaggio in India –. Però molte persone nel mondo mi hanno detto che avrebbero pregato per me”.

“Capisco. Però promettimi che tu pregherai per me” le ha risposto Bergoglio sorridendo. Ancora non sapeva, il Papa, che Simona avrebbe osato oltre:

“Santità, ce lo possiamo fare un selfie?”.

“Certamente!”.

“Solo che io non muovo le mani e dovrebbe farlo lei”.

“Volentieri, ma io non ho dimestichezza con questi aggeggi…”

“Le spiego io: guardi qui…” Click.

Ci rimane l’immagine di quell’uomo vestito di bianco che attende sul pianerottolo e ci saluta con la mano mentre raggiungiamo l’uscita di casa sua. Alla prossima.  

Simona e Claudio a tu per tu con Papa Francesco Simona Anedda

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