«La Comunità palestinese di Roma e del Lazio, insieme a tutte le amiche e gli amici della Palestina, vi invitano, a Roma, in piazza del Campidoglio il prossimo 27 giugno, a prendere parte alla manifestazione indetta per denunciare le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dallo Stato di Israele ai danni del popolo di Palestina.»
Così si legge in apertura del comunicato stampa/appello con cui dalla capitale è stata indetta una mobilitazione, poi diffusa in oltre 15 città e sostenuta, tra gli altri, dai Giovani Palestinesi d’Italia e dalla Comunità Palestinese in Lombardia, per manifestare contro la programmata annessione di territori palestinesi in Cisgiordania allo Stato di Israele.
Già dichiarata «grave violazione del diritto internazionale» dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, la proposta di legge che Netanyahu ha intenzione di portare in Knesset il prossimo 1 luglio, per dare l’avvio all’annessione di circa il 30% delle terre di Cisgiordania, trova opposizione aperta da 260 studiosi di giurisprudenza internazionale e da più di 130 membri del parlamento britannici, oltre che da 50 esperti indipendenti di diritti umani nel mondo.
Se ciò non bastasse, il 10 giugno scorso la stessa Corte Suprema di Israele ha annullato come “incostituzionale” la legge del 2017 che avrebbe legalizzato insediamenti costruiti su terra privata palestinese. La legge, infatti, “viola i diritti di proprietà e di eguaglianza dei Palestinesi, mentre privilegia gli interessi dei coloni israeliani sui residenti palestinesi.”
«È grazie al sostegno degli Stati Uniti che Israele può tenere in così grande dispregio il DIRITTO, ma anche perché la Comunità Internazionale si limita a periodiche denunce senza farne scaturire alcuna posizione conseguente.» reclama il primo appello alla manifestazione di oggi, diramato il 5 giugno scorso dalla Comunità Palestinese di Roma e del Lazio nella figura del suo Presidente, Yousef Salman. «Si possono comminare sanzioni alla Russia, all’Iran, a Cuba, alla Siria, ma non ad Israele. Nessuno tocchi Israele, l’intoccabile, unico Stato al di sopra e al di fuori di ogni legge.»
Ci si riferisce nello specifico allo storico rapporto di “mutuo aiuto” che lega gli USA a Israele sin dalla sua nascita, culminato l’anno scorso nel famigerato “Accordo del Secolo” di Trump. Esso ha aperto la via all’annessione dei territori occupati, trasformando la “questione palestinese” in un merito solo economico e umanitario, con la sua depoliticizzazione e l’esclusione definitiva dei diritti civili palestinesi, tra cui quello di 5milioni di profughi di rientrare in patria, come sancito dalla risoluzione ONU 194.
A ciò si aggiunga, pur con qualche perplessità interna, l’appoggio del governo americano a quest’ultimo piano di annessione, nella persona del Segretario di Stato Mike Pompeo: «Le decisioni sull’estensione della sovranità di Israele a quelle zone sono decisioni che solo gli Israeliani devono prendere.»
Se approvata, la proposta di annessione giuridica del governo Netanyahu/Gantz seguirebbe anni di annessione graduale de facto attraverso l’appropriazione della terra, il continuo displacement imposto di Palestinesi e il trasferimento di coloni israeliani, come è espresso nel comunicato stampa associato di BDS Italia (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese).
Ricordiamo che, sotto gli occhi spesso conniventi delle nazioni e con gli outlet di informazione mondiale in larghissima parte silenti, la pulizia etnica israeliana sui Palestinesi, poi l’assedio e gli attacchi via terra e droni sulla Striscia di Gaza, l’erosione di terra palestinese, le gravissime violazioni dei diritti umani e le umiliazioni, sono da decenni in atto ad opera dei governi israeliani, progressivamente a partire dal 1948, in quello che è stato definito l’Apartheid del XXI secolo.
Ciò è avvenuto e continua ad avvenire nonostante ripetute sentenze internazionali negli anni 2000, che hanno dichiarato l’illegalità dell’avanzamento coloniale israeliano sulla Palestina in quella che è stata recentemente definita da Richard Falk una geopolitica da gangster.
Ricordiamo inoltre che la Cisgiordania, occupata con la forza nel settembre 1967, secondo il Consiglio di Sicurezza, l’Assemblea generale e la Corte internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite è un territorio occupato, al cui interno vige il diritto di autodeterminazione per il popolo palestinese.
Il Ministro degli Esteri dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) Riad al-Malki ha dichiarato durante la riunione virtuale del Consiglio di Sicurezza ONU che «ci saranno ripercussioni immediate» se il piano del Primo Ministro israeliano Netanyahu andrà avanti, e che qualsiasi annessione sarebbe «un crimine».
Nel frattempo, oggi in molte città italiane si scenderà in piazza per affermare «che Giustizia, Pace e Legalità prevalgano e assicurino Libertà e Autodeterminazione ai Palestinesi è interesse di tutti, in particolare dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, perché, come disse Mandela, “non saremo mai liberi fino a che i Palestinesi non saranno liberi”. Tutti insieme per un mondo diverso, più giusto e più civile, per continuare a credere che le vite, tutte le vite devono essere salvate.»
Che cosa chiedono le comunità, istituzioni e associazioni palestinesi insieme ai manifestanti di oggi, 27 giugno
· Impedire l’annessione ad Israele dei territori palestinesi;
· invio di una forza ONU di interposizione che si faccia carico anche della difesa dei cittadini e delle cittadine palestinesi dagli attacchi dei soldati e dei coloni israeliani;
· riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo italiano e dell’Unione Europea;
· convocazione di una Conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente, sotto l’egida delle Nazioni Unite e con tutte le parti interessate, sulla base dell’opzione “due Stati per due popoli”, Gerusalemme condivisa, alla luce delle risoluzioni Onu e nel rispetto della legalità internazionale, a partire dalla Convenzione di Ginevra.