Ci sono adolescenze che si innescano a novant’anni. Lo scriveva Alda Merini, anima indocile della poesia italiana, che fino alla fine dei suoi giorni non ha mai smesso di fumare e sperare. Genio instancabile, mente brillante corrotta dal germe della follia, che trovava continua ispirazione nell’amore. E senza alcun imbarazzo, ammetteva di aver sofferto, anche in età matura, per illusioni e feroci delusioni. Unico lusso al quale osava abbandonarsi, una vita vissuta senza mai nascondersi, con coraggio e sfrontatezza. L’emergenza coronavirus ha contribuito a far emergere quasi ogni aspetto oscuro della nostra società mostrandone i limiti, le dimenticanze, le categorie più sfortunate lasciate in abbandono, palesando in modo brutale le gravi mancanze nei confronti della terza età.
Il Coronavirus ha scombussolato tutto: il nostro modo di agire, di rapportarci, di amare, di pensare. In questa partita importante che tutti stiamo giocando, ci sono degli attori più fragili. Tra questi, una categoria è quella degli anziani, soprattutto quelli che vivono soli, che non hanno la compagnia di un coniuge e a cui è stato negato anche l’affetto fisico di figli o nipoti. Una categoria spesso rappresentata come la quintessenza della saggezza, ma più esposta alla paura e anche al rischio di una cattiva comprensione dei fatti che, soprattutto di questi tempi, si susseguono frenetici e confusionari.
Ne sa qualcosa il regista salentino Fabrizio Maria Cortese, che con “Free- Liberi”, al suo secondo film, affronta con tratto leggero un tema serio e complesso dei nostri tempi: l’inclusione sociale, cui Cortese ha voluto dedicare un lungometraggio per il cinema lavorando nel solco dell’altra sua fatica “Ho amici in Paradiso” imperniata sulle tematiche della disabilità.
Nel cast si mescolano attori professionisti e ottuagenari prelevati da una casa di riposo. Gente vera, personaggi autentici che si muovono, parlano e agiscono come nella vita reale, cooptati per essere sé stessi, per compiere davanti all’obiettivo i gesti consueti del quotidiano. Niente di meglio per connotare di realismo un’avventura surreale che vuole far riflettere sull’ingiusta rottamazione della terza età confinata negli ospizi, custode di preziose e inaspettate risorse. “Free” è prodotto da Golden Hour Films e Rai Cinema, in associazione con Ismaele Film e con la collaborazione di Opera Don Guanella – Centro di riabilitazione Casa San Giuseppe.
In questo periodo di scombussolamento e grandi paure, anche la categoria degli anziani è nell’occhio del ciclone, indicata come categoria a rischio: come tranquillizzarli?
Dice il regista: «Io vorrei dare a queste persone ciò che spesso dimentichiamo: una speranza che ci sia sempre margine affinché le cose cambino, infondere un senso di ottimismo in loro attraverso il racconto delle loro storie e di chi gli è accanto. Sempre con la giusta leggerezza. Con i miei film, infatti, non voglio scatenare sensi di pietismo gratuiti e sterili ma indagare con una giusta vena di comicità l’animo di quanti soffrono per la loro condizione e, anzi, così facendo far capire che anche – e soprattutto per loro – realizzare i propri sogni si può, che non è mai troppo tardi».
Il cineasta salentino non ha dubbi: «I nostri anziani, i nostri nonni e genitori ci sono stati accanto per tutta la vita. Si sono presi cura di noi come meglio hanno potuto con amore e sacrifici. Ora questo diventa più che mai il nostro compito: in questo difficile e faticoso momento siamo noi a dover dire loro “andrà tutto bene”, siamo noi a dover pensare a come farli sentire e stare al sicuro, cercando di non esporli al rischio del contagio. La situazione degli anziani ricoverati è già faticosa emotivamente. Non hanno la loro casa e quelle che erano le loro abitudini sono state modificate a seguito del ricovero, spesso tuttavia i centri che li accolgono hanno creato intorno a loro una condizione di serenità e nuovo adattamento con attività e visite che scandiscono la loro giornata. Molti aspetti possono concorrere a mitigare la paura e i loro comportamenti. I nostri anziani sanno di averne passate tante, sono consapevoli di cosa hanno visto e della storia sociale, politica e personale che hanno vissuto; questa emergenza sanitaria potrebbe non spaventarli più di altri gravi momenti storici vissuti».
Free – Liberi: trama del film
La storia è quella di cinque anziani ricoverati in una casa di riposo di Roma, annoiati dalla vita quotidiana e delusi per il distacco dea loro affetti più cari; perciò decidono di fuggire verso la Puglia per realizzare il sogno della loro vita. I protagonisti sono Rocco (Ivano Marescotti), trader fallito; suo fratello Luchino (Enzo Salvi), cuoco ossessivo compulsivo; Antonio (Babak Karimi), ex capitano di lungo corso; Erica (Corinne Clery), ex cantante cardiopatica e Mirna (Sandra Milo), arrivata in Italia dalla Serbia allo scoppio delle guerre jugoslave.
Innamorati dell’avventura che Mirna sta per intraprendere per ritrovare il pluriricercato Dragomir (Antonio Catania), suo vecchio amore creduto morto ma in realtà nascosto da anni a Racale, paese del Salento, i quattro si uniscono al viaggio, convinti che la loro vita cambierà in meglio una volta incontrato il potente criminale. Durante il loro viaggio in pullman alla volta del Salento, conoscono Paola (Shalana Santana), fidanzata del giovane Donato (Michele Venitucci), con cui condivide la passione romantica per i vecchi cinema di paese ormai in disuso. Guidato dall’amore di Mirna, il gruppo incontrerà Dragomir, scomparso dai radar della polizia di tutto il mondo da 30 anni.
Al cinema, quando i cinema riapriranno.