Ironico tutto ciò. Un tocco di mano e diventiamo noi la minaccia per le nostre stesse famiglie, un pericolo per i nonni anziani, per le persone malate e anche per noi stessi. Questo è il potere dell’armata invisibile, che si muove nell’aria, per le strade, silenziosa, mimetica e a dirla breve, invisibile.
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La sua marcia fece tremare la terra, dalla Cina fino a scuotere le fondamenta del quotidiano italiano, e a poco a poco quasi quelle dell’intero mondo. Eppure, con la mancanza di un antidoto che uccide questo soldato invisibile, un anticorpo si forma comunque, quello che nasce nel laboratorio della nostra resilienza. Messo a dura prova, battuto come ferro caldo da un decreto all’altro. Eppure, il quotidiano non diventa una prigionia, bensì un luogo di riparo e anche una trincea contro il virus.
Un luogo che ora rappresenta anche uno spazio mentale. Un luogo che va rivestito di sana pazienza. E così guadagneremo un’immunità della quale potremo usufruire in altre situazioni difficili della vita, dove covid-19 non sarà altro che una scritta su un vecchio giornale.
Quale gioia, invece, sapere che le nostre singole vite si possono sincronizzare, nel bene e nel male, e dare vita ad una coreografia sociale positiva e costruttiva? Ci sentiamo più mortali, più rivolti verso il noi che l’Io, che con qualche briciola di egoismo piange la libertà fuori dalla porta di casa. Ebbene, se si vuole riavere quest’ultima bisogna armarsi di pazienza, di flessibilità e di voglia di apprezzare di più il minimalismo che si rifugia nella domesticità. Endorfina a chilometro zero.
Martin
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