“È più facile far salire un uomo su un tacco 12 che farlo scendere”.
Camminare sui tacchi è come ballare, un ballo solitario e sensuale. Per saper camminare correttamente è vitale avere una coscienza estrema del proprio corpo e del proprio scheletro per coordinare tutti i movimenti, perché 12 centimetri di tacco alterano la postura naturale.
“Quali requisiti deve avere un ragazzo per diventare Drag Queen? Per rispondere alla domanda occorre consultare le fonti. Sì, ma quali? Qualcuno ha mai scritto un libro sul fenomeno – mancato – del Dragghismo in Italia?”
Proprio per questo motivo ci si muove su un terreno paludoso, dove si rischia di sprofondare nei luoghi comuni che derivano dall’approssimazione, dalla diffidenza che anteponiamo ogni qualvolta si tratta di fare un salto culturale creativo.
Un tema che è stato affrontato dall’obiettivo impertinente di Daniele Robotti, che dopo essersi infilato dietro le sbarre di un carcere per Cose Recluse, ha voluto salire sul palcoscenico, ma soprattutto dietro le quinte, di una forma d’arte di cui si conosce molto poco. Affiancato dalla penna di Lidia Borghi Sagone, ne ha tirato fuori un libro fotografico, “Drag Queen”, un reportage con interviste ad alcune tra le più note personagge: La Wanda Gastrica, Ladi Tolemaide, Vera Aloe, Ofelia Martens e Lola Gogò.
<<Quattro sono le Drag Queen poste sotto la lente d’ingrandimento giornalistico dalla sottoscritta – dice Lidia- quattro colloqui, anche divertenti, che danno molto da pensare sull’importanza artistica di un fenomeno che nel nostro Paese non ha mai decollato, vuoi per superficialità vuoi per la dura selezione imposta dal mondo dello spettacolo vuoi per le enormi resistenze culturali che ancora ci pongono tra le Nazioni più arretrate del mondo. Essere Drag Queen significa creare dal nulla una personaggia, darle un’immagine, lavorare sul linguaggio del corpo, sulla gestualità e darle un nome, al fine di farla vivere sul palco come una creatura a sé stante che, una volta terminato lo spettacolo, torna nella valigia dell’attore insieme alle scarpe tacco 12, alle parrucche, agli abiti da fiaba, ai trucchi e al cerone>>.
Pretendere di fare ordine e stabilire le regole del concetto di Dragghismo sarebbe una follia; un po’ come tentare di spiegare con un tweet il senso della vita.
Conviene allora iniziare a sfatare alcuni miti: non basta certamente indossare abiti femminili per diventare una Drag Queen.
Il fatto che non tutti gli uomini che si travestono siano Drag Queen è da tenere bene a mente in quanto segna la netta differenza tra trans e Drag. C’è chi ha iniziato a travestirsi da donna con i vestiti della moglie mentre lei sta dormendo, accompagnato poi da un desiderio bruciante di cantare su un palco, facendo ammirare a tutti le curve femminili. Raramente una Drag si depila: per lo spettacolo usano collant a cinquanta denari, mentre per i peli delle braccia basta usare i guanti lunghi. Ma anche qui non esistono regole o statistiche; lo stesso vale per l’orientamento sessuale, ma forse conviene chiedersi: ma quale bisogno abbiamo di frugare tra le loro lenzuola?
Il mondo delle trans, uomini che divengono donne, non va confuso con il mondo delle Drag Queen che sono uomini che si vestono, si truccano e si comportano come le donne in modo artistico, pur mantenendo un’identità ed un sesso maschile. Molti sono trasformisti: di giorno svolgono il loro lavoro, che spesso ha poco di artistico, ma di notte si trasformano in Drag Queen. Anzi, nelle vesti diurne a volte sono fin troppo normali, difficilmente strappano applausi al supermercato mentre fanno la spesa.
Daniele Robotti è soddisfatto del risultato: <<Poco tempo per le foto nel backstage, a documentare la nascita della personaggia con trucco, parrucco, il calarsi dentro l’abito di scena, sempre delle vere e proprie “architetture” di alta sartoria. E poi gli scatti in sala dove si vedono bene l’abito, la gestualità, i primi piani con le espressioni. Ho cercato di catturare tutte le immagini che consentissero di ricostruire l’atmosfera dello spettacolo Drag>>.
Ma cosa sono allora le Drag Queen? Sono dive, semplice no?
Persone abbastanza trasgressive da indossare i panni dell’altro sesso. Sono più predisposte a calcare il palcoscenico e amano divertirsi. Hanno la passione per lo spettacolo, per lo stupire sempre e comunque il pubblico. Drag è trascinare, Drag è la personaggia che conquista la sala. È la sorpresa quando si manifesta sul palco, il divertimento quando scende in sala tra il suo pubblico, quando trascina lo spettatore all’interno di una gag, naturalmente spesso costruita sui doppi sensi.
Dive che meritano il nostro rispetto. Quello che mettono in scena è una vera e propria forma d’arte.
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.
(William Shakespeare)