5 anni, 5 continenti, più di 20 città per realizzare la catena umana più grande del mondo e superare i confini. È il progetto “Beyond Walls” di Saype, artista francese indicato da Forbes tra i 30 giovani più influenti al mondo del 2019.
Il suo è un approccio etico all’arte, Saype – nome d’arte di Guillaume Legros – dipinge graffiti su erba con pittura biodegradabile al 100% e materiali completamente naturali. Di fatti ogni sua opera sparisce dopo 14 o, al massimo, 90 giorni, via via che l’erba cresce.
Con Beyond Walls sta realizzando una simbolica stretta di mano che unisce tutto il mondo. “Un messaggio di unione, in questo mondo sempre più polarizzato, la mano è il potente simbolo dello scambio umano. Anziani, giovani, donne, uomini, bianchi, neri, ecc… Tutti si tengono per mano per formare una grande catena umana, un segno di mutuo aiuto…”.
Insomma, una catena umana mondiale per superare i confini. Beyond walls, infatti, significa “oltre i muri” dove però non vengono eliminate le caratteristiche specifiche di ogni individuo: ogni mano che si stringe a un’altra racconta una storia di vita differente e porta con sé le proprie caratteristiche (sociali, geografiche, etniche, ecc.). “Con questa universale farandola (danza popolare francese ndr.), a ogni individualità umana vengono concessi i diritti di passaggio e civili, quindi l’universalità trasmessa in questo progetto è quella di un’umanità plurale”.
Beyond Walls è comparso per la prima volta a giugno 2019 a Parigi, al Champ-de-Mars davanti alla Tour Eiffel. A luglio ha fatto tappa a Engolasters, in Andorra, poi a Ginevra, in Svizzera (settembre), e a Berlino (novembre). Prossima tappa (a febbraio) è Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. La catena di umanità farà tappa anche a Belfast, Londra, Dubai, Cape Town e Buenos Aires (tra le tante città in programma).
E così abbiamo deciso d’intervistare l’artista il cui nome nasconde un invito: “dì pace”, “say peace”.
Intervista realizzata in collaborazione di Ilenia Esposito
Innanzitutto, da dove è nata l’idea di Beyond Walls?
«Per spiegare da dove viene l’idea devo parlarvi delle fasi che mi hanno portato a questo progetto. Ho sempre pensato che lo scopo dell’arte fosse quello di influenzare le persone e lo spirito. Così ho inventato un innovativo processo di verniciatura biodegradabile che mi permette di creare opere gigantesche e responsabili che influenzino gli animi minimizzando il mio impatto sulla natura.
In secondo luogo, l’esperienza mi ha mostrato che l’arte può davvero avere un impatto importante sulla società e nel dibattito ideologico. Dopo diversi “spunti” nel mondo, volevo creare un progetto sociale. Sono convinto che solo insieme l’umanità sarà in grado di rispondere alle diverse sfide che dovrà superare. In un mondo polarizzato, mi sembra che inviare un messaggio di gentilezza e di desiderio di vivere insieme abbia perfettamente senso. Ecco, con questi pensieri in mente è nato il progetto Beyond Walls».
Il progetto “Beyond Walls” mostra mani intrecciate che si allungano, si stringono e si uniscono in uno sforzo comune al di là di tutte queste pareti che separano gli umani e li racchiudono in uno spazio mentale o geografico. Quindi quali sono i muri e le barriere per te?
«È tutto ciò che separa le persone. Idee ricevute, le caratteristiche dell’epoca in cui si vive, le culture, ecc. Tutto ciò che separa piuttosto che riunire».
Hai aspettative specifiche dopo 3 anni con Beyond Walls?
«Spero che questo progetto potrà essere unificatore e che avrà un suo posto nella lotta ideologica».
Per Forbes sei tra i giovani più influenti di età inferiore ai 30 anni. Cosa significa questo successo per te e cosa pensi di consigliare i tuoi coetanei che hanno in mente i sogni?
«Determinazione, autenticità ed entusiasmo sono i miei valori guida. È molto semplice, ma quando vuoi, puoi… Non mollare mai».
Quando hai iniziato a realizzare i tuoi lavori ti aspettavi questo successo?
«Nel 2012 ho realizzato i primi “test”. Era il mio obiettivo, ma ammetto che non mi aspettavo questo successo».
Un artista contemporaneo che ti ispira?
«Adoro il lavoro di Vhils (street artist ndr.), per me ha inventato un metodo e realizzato opere uniche e poetiche».
In un momento storico in cui prendiamo coscienza dell’esistenza di un grave problema nel nostro rapporto con l’ambiente, molti artisti scelgono di usare la loro arte come mezzo di denuncia e come mezzo per scuotere le coscienze. Nel tuo caso, al contrario, l’arte sembra concentrarsi meno sulla risoluzione di un problema che sulla trasmissione di un sentimento di speranza per il futuro. Perché questa scelta?
«Con la denuncia non si ottiene molto secondo me. Personalmente lo trovo “facile”. Inoltre, credo che ci muoviamo nella direzione in cui guardiamo. Voglio guardare positivamente e andare avanti con ottimismo. Le mie opere sono pensate in questo senso, per essere positive».
In molte delle tue opere vediamo scene di bambini in armonia con il mondo naturale. A volte compaiono gli anziani, ma la generazione di mezzo, quella degli adulti, sembra essere meno presente. Dato che la solidarietà sembra essere un tema centrale nel tuo lavoro, pensi che quella intergenerazionale (tra i giovani attivi nella protezione ambientale e le generazioni precedenti che hanno mostrato negligenza in questo settore) sia davvero possibile? Come puoi trovare un punto d’incontro?
«Mi piace parlare di bambini e anziani perché, alla fine, quando parliamo di questi due estremi, parliamo anche di persone attive. Quando parliamo di bambini, pensiamo a ciò che lasceremo loro del mondo, a ciò che lasceremo loro in quanto a valori. Inoltre, i bambini rappresentano la speranza e il futuro. Le persone anziane in qualche modo rappresentano la saggezza. Quindi, ho la sensazione che parlando di queste due categorie, sto parlando di tutti».