Caro Amore,
In una relazione a distanza come la nostra, quando dopo una chiamata rimane l’assenza della tua voce, mi viene spesso voglia d’indirizzarti una lettera, ma non lo faccio mai. Trattengo il mio desiderio di starti ancora vicino, la mia tristezza per non esserlo, la mia preghiera di rivederti presto.
Distanza. Quando si dice a qualcuno “sei distante” non gli si fa un complimento. Si sta sottolineando con una metafora la sua freddezza, la sua lontananza da noi, il fatto di ignorarci. Quando la distanza è letterale bisogna impegnarsi per non viverla con dolore. Perché inevitabilmente la distanza porta dolore.
Mi dico spesso, come dei mantra, queste frasi: “Puoi bastarti e apprezzare la solitudine, puoi imparare a riconoscere ciò che hai invece di pensare a ciò che ti manca, chi ti manca”. Qualche volta funziona. Quando sono in mezzo ad altra gente, dopo il lavoro, nel tragitto in macchina che mi porta a casa, quando guardo un film interessante.
Ma quando ci sei tu, nella mia vita c’è un’intangibile completezza di ogni istante.
Non volevo annoiarti con questo tono triste, volevo anzi lasciarti il dipinto dei nostri momenti insieme. Considera questa apertura come un regalo, perché sbirciare all’interno di un’anima è forse l’unico divieto per chi ci ama. Io ti sto dando uno sguardo dall’alto.
Ti voglio parlare di quando ci sei. Voglio raccontarti di un momento preciso. Stavo parlando con tua mamma ma ascoltavo solo a metà. Ti guardavo con intensità mentre eri disteso sul divano, tu avevi gli occhi socchiusi e non desideravo altro che stare vicino a te. In quel momento il mio desiderio era carico di tenerezza perché eravamo lì, in stanze diverse ma nella stessa casa. Oppure, a teatro, ti ho guardato mentre apprezzavi quello spettacolo come se fosse il primo che avessi mai visto. Il tuo divertimento s’irradiava nel tuo viso sereno. Le nostre mani erano vicine ma non si toccavano. Questi per me sono i momenti in cui tu ci sei ed è significativo che sia io a guardare te. La tua presenza significa il tuo corpo nel raggio dei miei occhi, dove posso afferrare ogni tuo dettaglio e amarlo sempre di più.
Ti ricordi il giorno in cui abbiamo litigato e pianto nella macchina? Questa dannata distanza che insinua dubbi e mi fa entrare in un circolo vizioso di pensieri orribili. Lasciarsi anche quando ci si ama. Le contingenze della vita ci dicono che non è possibile. La realtà è amara ma bisogna accettarla. Ognuno per la sua strada.
Poi ci siamo abbracciati e la sicurezza è tornata a essere assoluta come si è certi che il sole sorgerà la mattina, dietro le nubi.
Sei tu la persona che vedo nella quotidianità, quella che sta in piedi vicino ai fornelli e quella che mi guarda pulire il pavimento mentre ascolto la musica. Vorrei vederti curare i nostri cactus in miniatura, oppure mentre accarezzi il nostro cane dal nome assurdo. Ti vorrei trovare a casa, nel letto la sera oppure seduto sul divano, vorrei persino aspettarti mentre esci dalla doccia. Ma quando fantastico ti vedo in una quotidianità non condivisa con la mia.
Mi sembra di vivere un’attesa infinita e poi, nel momento in cui ci sei, sono in uno stato trasognato. Montagne russe emotive che mi fanno divertire fino alle lacrime, senza sapere se a piacermi sia l’ebbrezza della corsa o il fatto che tu abbia deciso di salire con me, anche per questo giro.
Sei il sogno di realtà che mi porto dentro. E l’amore è la mia speranza di continuare a sognare.