Ecco perché il Parlamento Europeo ha dichiarato lo Stato di Emergenza Climatica

È di pochi giorni fa la notizia che il Parlamento Europeo ha ufficialmente dichiarato lo stato di emergenza climatica. Il provvedimento, approvato con una maggioranza piuttosto netta data dai 429 voti a favore contro i 244 voti dei contrari alla proposta e degli astenuti, costituisce una presa di posizione importante in favore del pianeta e porta sul panorama internazionale un forte messaggio politico.

Il riconoscimento dello stato di emergenza climatica sembra arrivare in risposta a due segnali d’allarme molto decisi apparsi negli ultimi giorni di cui il primo proveniente da un nuovo studio scientifico e l’altro da una dichiarazione delle Nazioni Unite.

Lo scorso 27 novembre, infatti, un team di scienziati ha pubblicato sulla rivista scientifica Nature uno studio secondo cui il nostro pianeta ha già raggiunto una serie di punti di non ritorno che, secondo le precedenti previsioni climatiche, sarebbero dovuti arrivare solo in scenari decisamente più estremi di quello odierno tra i quali, ad esempio, l’innalzamento delle temperature oltre la soglia dei cinque gradi centigradi.

Emergenza Climatica: 3 motivi per cui i dati sono allarmanti

I nuovi dati risultano particolarmente allarmanti per tre motivi: innanzitutto dimostrano che esistono dei casi in cui abbiamo già perso il controllo della situazione climatica, poi evidenziano come il raggiungimento del punto di non ritorno in un ambito scateni una rapida reazione a catena accelerando i tempi del tracollo climatico generale e infine ci mettono di fronte al fatto che le previsioni climatiche esistenti potrebbero rivelarsi troppo ottimistiche rispetto ai reali tempi e modi di evoluzione della situazione ambientale.

Tuttavia, disapprovando l’adozione di un atteggiamento disfattista, Tim Lenton, uno degli autori dello studio, chiarisce che evitare il peggio è ancora possibile a patto che si intervenga con provvedimenti molto significativi sul piano economico e su quello sociale.

Inoltre, è di pochi giorni fa una dichiarazione delle Nazioni Unite che denuncia un impegno del tutto insufficiente sul fronte climatico e chiarisce che, per rispettare gli obiettivi concordati tramite gli accordi di Parigi, è necessario triplicare, se non quintuplicare, gli sforzi e gli investimenti che si stanno facendo attualmente in tal senso.

Allo stato attuale delle cose, infatti, non solo non riusciremo a contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi (come concordato a Parigi) né entro quella dei 2 gradi (limite ultimo oltre il quale gli scienziati prevedono il disastro), ma siamo diretti verso un aumento della temperatura media globale di almeno 3,2 gradi.

Sono questi gli ultimi due dati che hanno spinto il Parlamento Europeo a dichiarare lo stato di emergenza climatica, azione che sembra in linea con le parole del Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la quale ha dichiarato che l’Unione Europea “condurrà la battaglia alla minaccia esistenziale della crisi climatica”.

Compresi i motivi di tale scelta del Parlamento Europeo, è necessario capire soprattutto quali siano le intenzioni dell’Europa sul piano concreto. In buona sostanza, in che modo la dichiarazione dello stato di emergenza influirà positivamente sull’ambiente?

In che modo la dichiarazione dello stato di emergenza influirà positivamente sull’ambiente?

Le richieste approvate dagli eurodeputati sono quattro. La prima è che la Commissione Europea garantisca che tutti i provvedimenti presi siano sempre in linea con l’obiettivo prioritario di contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi, così come concordato a Parigi.

In secondo luogo, se l’obiettivo attuale dell’Unione è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% entro il 2030, ora si chiede che alla prossima COP25, che si terrà dal 2 al 13 dicembre a Madrid, venga mostrato l’impegno a ridurle del 55% entro il 2030 insieme ad una strategia per arrivare ad una riduzione a zero delle stesse entro il 2050, raggiungendo così la neutralità climatica.

Inoltre, si chiedono tagli sostanziali delle emissioni prodotte dai trasporti marittimi e aerei che, al momento, non sono in linea con la diminuzione necessaria al raggiungimento degli obiettivi.

Infine, si è chiesto che i paesi membri sostengano maggiormente il Fondo Verde Internazionale per il Clima almeno raddoppiando il proprio contributo economico attuale. Allo stesso tempo, questa azione dovrà essere accompagnata da una graduale eliminazione di tutte le sovvenzioni dirette e indirette per i combustibili fossili entro il 2020.

Ambiente: Stati Uniti e Europa si muovo indirezioni opposte

La dichiarazione dello stato di emergenza sembra quindi segnare un punto di svolta nella lotta al cambiamento climatico su diversi piani. Innanzitutto, come messo in luce da Pascal Canfin, Presidente della Commissione Europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, il provvedimento arriva a poche settimane di distanza dalla conferma del ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, inviando così un forte messaggio politico: per quanto riguarda l’ambiente, l’Europa e gli Stati Uniti si muovono in direzioni opposte.

Inoltre, la dichiarazione dello stato di emergenza costituisce un evento dal grande valore simbolico. Se il provvedimento non è nuovo ed era già diventato realtà in singoli Stati o città, questa è la prima volta che si compie una mossa tanto decisa e su scala tanto vasta in favore dell’ambiente, arrivando a porsi l’obiettivo di “un intero continente ad emissioni zero”.

Tuttavia, se la dimensione simbolica dell’evento è importante, sono diversi gli europarlamentari che hanno voluto sottolineare la necessità che ai gesti simbolici seguano azioni concrete in tempi brevi.

Le strategie per realizzare obiettivi così ambiziosi e allo stesso tempo estremamente necessari sono attese a Madrid per la prossima Conferenza Mondiale sul Clima delle Nazioni Unite (COP25) e gli effettivi piani d’azione saranno quindi definiti entro il prossimo 13 dicembre.

Copyright © 2016 Sguardi di Confine è un marchio di Beatmark Communication di Valentina Colombo – All rights Reserved – p. iva 03404200127

redazione@sguardidiconfine.com – Testata registrata presso il Tribunale di Busto Arsizio n. 447/2016 – Direttore Responsabile: Valentina Colombo