Attacco al popolo curdo: l’Italia si schieri contro la Turchia

Anche la redazione di Sguardi di Confine risponde all’appello del giornalista Enrico Mentana chiedendo al nostro Stato di schierarsi apertamente contro l’azione del governo della Turchia in atto in queste ore: proseguono infatti i bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione turca contro obiettivi curdi nel nord-est della Siria.

“Noi, firmandoci per nome e cognome, chiediamo al governo e al parlamento di prendere posizione immediata contro l’attacco turco e a favore dei diritti del popolo curdo, compreso quello di vivere in pace in un proprio Stato”.

Il popolo curdo – “un popolo senza Stato tradito dall’Occidente” come intitola in queste ore il Sole24Ore – risiede proprio in quella striscia di terra tra Siria e Turchia: più precisamente, politicamente, è diviso fra gli attuali stati di Turchia (sud-est), Iran (nord-ovest), Iraq (nord) e, in minor misura, Siria (nord-est) e Armenia (sud).

E aderendo all’appello di Mentana, vogliamo dare il nostro piccolo omaggio a delle donne simbolo della resistenza dei giorni nostri, le combattenti curde morte ad Afrin (città siriana del distretto di Aleppo) nel marzo del 2018.

Si tratta delle Ypj, le Unità di protezione popolare femminili, o Unità di Difesa delle Donne, un’organizzazione militare fondata il 4 aprile 2013 come la brigata femminile della milizia di sinistra Unità di Protezione Popolare (YPG).

L’YPJ e l’YPG sono l’ala armata di una coalizione politica curda che ha preso il controllo su una buona parte della regione settentrionale della Siria a maggioranza curda, il Rojava.

La lettera delle combattenti curde morte ad Afrin

“Non vi ingannino i nostri sorrisi, siamo morte tutte. Ci hanno violentato, ammazzato di botte e sparato. Hanno mutilato i nostri corpi, i nostri genitali, e li hanno filmati ridendo di noi. Eravamo colpevoli perché ribelli, perché donne che imbracciano un fucile. Ma eravamo solo ragazze. Abbiamo patito la fame, ricevuto sguardi di incoraggiamento da chi aveva meno di noi, sorriso, pianto, siamo state terrorizzate, abbiamo pensato di potercela fare nell’indifferenza del mondo che ci ammirava ma non ci ha mai sostenuto. È andata a finire come sapevamo, non era una favola la nostra. O forse lo è stata per il tempo di questo scatto”.

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