Suicidio medicalmente assistito: ecco il primo parere dal Comitato Nazionale di Bioetica

È arrivato il primo parere sul suicidio medicalmente assistito, distinto dall’eutanasia. Lo ha pubblicato oggi il Comitato Nazionale di Bioetica, il massimo organismo sui temi che riguardano scienza e etica.

I pareri, all’interno del Comitato stesso, sono differenti. Prima di tutto, il documento ha come scopo quello di “svolgere una riflessione sull’aiuto al suicidio a seguito dell’ordinanza n. 207/2018 della Corte costituzionale”.

Ci si riferisce, quindi, al caso di Marco Cappato (finito sotto processo a Milano per aver aiutato Dj Fabo a raggiungere la Svizzera dove aveva ottenuto il suicidio assistito) e “alla sospetta illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale”.

Il documento (qui il testo completo), in cui si trovano i pareri diversi dei componenti e 6 raccomandazioni comuni, è stato redatto dal presidente del Comitato Lorenzo d’Avack, insieme a Stefano Canestrari, Carlo Casonato, Antonio Da Re e Laura Palazzani, con gli apporti dei Marianna Gensabella, Maurizio Mori, Tamar Pitch, Lucio Romano, Luca Savarino, Monica Toraldo di Francia e Grazia Zuffa.

Suicidio medicalmente assistito: pensare al significato di aiuto al suicidio assistito

Il documento sul suicidio medicalmente assistito si sofferma, in particolare, sul significato dell’aiuto al suicidio assistito, sulle sue modalità di attuazione, su analogie e differenze con l’eutanasia e sui temi etici più rilevanti e delicati attinenti alla richiesta di suicidio assistito: l’espressione di volontà della persona, i valori professionali del medico e degli operatori sanitari, l’argomento del pendio scivoloso, le cure palliative.

“Ognuno di questi temi – si legge nella presentazione del Comitato – è analizzato in modo dialettico, dando spazio e ascolto alle tesi ora favorevoli, ora contrarie. Da questo confronto sono emerse differenti opinioni, delineate nel documento”.

Suicidio medicalmente assistito: i contrari alla legittimazione

Alcuni membri del CNB, infatti, sono contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito, e convergono nel ritenere che “la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica, quale che sia la fondazione filosofica e/o religiosa di tale valore, che il compito inderogabile del medico sia l’assoluto rispetto della vita dei pazienti” e che l’‘agevolare la morte’ segni una trasformazione inaccettabile del paradigma del “curare e prendersi cura”.

Suicidio medicalmente assistito: i favorevoli alla legittimazione

Altri membri del CNB, invece, sono favorevoli sul piano morale e giuridico alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito sul presupposto che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente. Un bilanciamento che deve tenere in particolare conto le condizioni e procedure che siano di reale garanzia per la persona malata e per il medico.

Altri ancora sottolineano come non si dia una immediata traducibilità dall’ambito morale a quello giuridico. Inoltre, si evidenziano i concreti rischi a cui condurrebbe, nell’attuale realtà sanitaria italiana, una scelta di depenalizzazione o di legalizzazione del suicidio medicalmente assistito, modellato sulla falsariga di quelle effettuate da alcuni Paesi europei.

Suicidio medicalmente assistito: ecco le raccomandazioni condivise dal Comitato Nazionale di Bioetica

Malgrado queste divergenti posizioni, il Comitato ha formulato alcune raccomandazioni condivise, auspicando innanzitutto che, in qualunque sede avvenga (compresa quella parlamentare), il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige.

Il Comitato raccomanda, inoltre, l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza, chiede che sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palli azione, ritiene indispensabile che sia fatto ogni sforzo per implementare l’informazione  ai cittadini e ai professionisti della sanità delle disposizioni normative riguardanti l’accesso alle cure palliative, auspica che venga promossa un’ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema e che vengano promosse la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo.

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