Marcello Zuinisi, legale rappresentante di Anr (Associazione Nazione Rom), racconta la storia di un popolo da tempo tormentato. L’associazione, nata il 2 ottobre del 2011, dal 29 febbraio del 2012 ha assunto, come proprio statuto, quello del Consiglio Nazionale Rom. È lo statuto che include rom, sinti e camminanti “all’insieme della popolazione immigrata e maggioritaria per costruire un autogoverno basato sulla autodeterminazione e l’interculturalità come principi chiave per la liberazione e la ricostruzione dell’Italia”.
Intervista realizzata in collaborazione di Mirko Galantucci
Dove nasce il popolo rom e su quali radici fonda la propria cultura? Cosa significa la parola rom?
“La parola rom significa, semplicemente, uomo. Le origini del popolo rom, secondo molti linguisti e studi, risalgono all’India, ovvero a migrazioni che iniziarono 1400 anni fa. Ma, numeroso materiale prova che, in realtà, c’è un’origine più profonda che coincide con la storia del popolo ebraico, coincide con l’Egitto e la Palestina. Tant’è che, per esempio, la parola gipsies inglese, ha una forte assonanza con Egitto.
Ci sono anche fattori culturali e assonanze della musica ebraica con la musica rom. Ci sono molti indizi, fra cui la leggenda che i chiodi con cui fu crocefisso Gesù fossero fabbricati da un rom. I rom, da sempre, erano depositari dell’arte di fusione dei metalli.
Un’altra leggenda vuole che, da Gerusalemme, dopo la morte di Gesù, parte una barca con a bordo Maria, Giuseppe d’Arimatea con Maddalena, Lazzaro, la sorella di Lazzaro e una schiava, Sara. Con questa barca arrivano in Camargue, a Notre Dame de la Mère, ora Saintes-Maries-de-la-Mer. Qui i rom, ogni anno, in decine di migliaia, accorrono per celebrare Sara la Nera, protettrice del popolo rom”.
Il popolo rom si distingue per vari gruppi, Khorakhanè e tanti altri. Cosa vi unisce sotto un’unica bandiera e quali sono invece le principali differenze (sociali, culturali, religiose)?
“La parola rom è adattata dall’UE per indicare l’insieme della popolazione. Sarebbe giusto dire romanì o romanes perché, al suo interno, ci sono tantissime tipologie di sottogruppi etnici: sinti, manush, kalè, calderari. Ci sono parole simili anche se il sinto e il romanì sono abbastanza diversi.
Ci sono vari dialetti: il rom che parla un bosniaco non è lo stesso di quello di un rumeno. Ci sono tante parole simili. Poi, ogni sottogruppo, abitando in un determinato paese, ha assorbito anche delle parole del paese dove abita, ha assorbito un po’ usi e costumi. Ha assorbito la religione: tra il popolo rom non c’è una religione unica, troviamo musulmani, cristiani, cattolici, ortodossi, indiani… tutte le religioni del mondo”.
Parliamo dei pregiudizi riguardanti il popolo rom. Possiamo dire che la persecuzione dei rom è conosciuta sin dai tempi del Medioevo. Quali sono i pregiudizi più grandi con i quali vi scontrate e, secondo voi, perché?
“Vero, partono dal Medioevo ma in quel periodo ci sono dei posti, anche in Europa, dove i rom sono stati ben accolti perché erano portatori di cultura, di musica. Bisogna ricordare che, per esempio, anche l’antesignano del pianoforte, ovvero il clavicembalo, fu portato dai rom. Per cui era una popolazione che faceva commercio, produceva metalli e portava la sapienza. Non dappertutto in Europa c’è stata persecuzione e pregiudizi.
Diciamo che c’è una amplificazione dei pregiudizi e persecuzione sotto nazismo, fascismo e franchismo. Si è veramente generalizzato e si sono innalzati all’ennesima potenza i pregiudizi con la teoria sulla razza. I rom erano una razza tra l’altro strana. Gli stessi nazisti parlavano di razza ariana e facevano esperimenti sui rom (qui un nostro approfondimento a riguardo ndr.): è veramente sotto fascismo e nazismo che assume connotati devastanti come è stato poi il tentativo di sterminio del popolo romanì che si chiama porrajmos.
Fra i principali pregiudizi: i rom rubano i bambini. Non c’è un caso in tutta Europa. Come all’inizio del Novecento si diceva ‘i bolscevichi mangiano i bambini’. Non c’è un solo caso in Italia o Europa di un tribunale che abbia condannato i rom per questo.
I rom non lavorano, non vogliono lavorare, sono nomadi: questi sono pregiudizi… I rom non sono mai stati nomadi per cultura. La percentuale di rom presenti in Europa oggi è 12 milioni, più o meno. Solo l’1,8% dei Rom pratica forme di nomadismo.
Per il lavoro pensiamo ai circensi… Si dice che i rom non lavorano, non vogliono lavorare e non vogliono integrarsi. Ma tra i rom, nel 1920, abbiamo un premio nobel per medicina, Krogh August. Abbiamo un presidente della Repubblica in Brasile negli anni ’50, Kubitschek De Oliveira Juscelino. Abbiamo musicisti: Elvis Presley era un sinto o Jango Reinhardt, uno dei migliori chitarristi jazz europeo. Ci sono attori come Charlie Chaplin, Rita Edword. Tra i calciatori attuali, non solo Ibrahimovic. Ora c’è un rom che ha alzato la Coppa Europea, Ricardo Quaresma, con il Portogallo (qui elenco dei rom celebri ndr.)”.
Ad esempio sul vostro sito citate anche Andrea Pirlo…
“Sì, anche se lui nega che la sua famiglia sia di origine sinti però, guarda caso, la famiglia Pirlo ha una delle più grandi siderurgie di Brescia”.
Settore tradizionale…
“Mestiere tradizionale dei rom. Ma lui nega. Dice che non ha mai voluto dire queste cose perché lo chiamavano Pirlo lo zingaro.
Veramente, i rom fanno tutti i lavori e mestieri del mondo. Come ogni altro popolo. Il nomadismo riguarda solo l’1,8% dei Rom. Sì, la più grande bugia raccontata sul popolo rom è che sia nomade per cultura”.
Per quanto riguarda gli alloggi. Ad esempio avete parlato di recente della diffida a “Roma Capitale” per la costruzione di nuove aeree attrezzate. Qual è il vostro punto di vista a riguardo?
“L’Italia non ha fatto i conti con la propria storia, con il fascismo e con i campi di concentramento messi in piedi sotto il fascismo. Venivano rinchiusi ebrei, rom, oppositori e, una parte di questi, deportati in Germania per lo sterminio.
Questi cosiddetti campi nomadi sono un retaggio, come insegna Santino Spinelli (docente laureato, componente dei rom abruzzesi insediati in Italia da 600 anni, con due lauree) i campi rom sono un retaggio del fascismo. Perché sono posti dove sono stati rinchiuse le persone che provenivano dall’ex Jugoslavia per esempio, quando ci fu la guerra. Scoppiò un conflitto etnico di proporzioni mostruose tra Bosnia, Croazia, Serbia, Kosovo. Le persone furono rinchiuse in questi campi ma erano persone che provenivano dall’ex Jugoslavia e abitavano tutti in case e lavoravano.
I campi istituzionali sono tipologia solo italiana perché in nessun paese europeo esistono. È una questione costruita dallo Stato Italiano. Pensiamo che questi campi vadano chiusi perché sono luoghi di apartheid.
I posti dove vivono non secondo percorsi istituzionali, invece, fanno parte di un percorso di povertà assoluta. Determinata anche da fattori di pregiudizi. I rom non sono mai stati annessi come parte lesa al processo di Norimberga: gli fu espropriato ogni ricchezza e bene, oltre che la vita. Per cui, diciamo, da quella vicenda pochi sono riusciti a riemergere economicamente. Tantissimi sono poveri. Le baraccopoli sono il frutto di una povertà, non di una scelta. Non puoi abitare in una baracca perché ti piace.
Dopo ci sono stati processi di inclusione: ci sono 82miliardi di euro stanziati dall’Unione Europea su tutti i paesi, dal 2012 al 2020, di cui 7 miliardi per la questione povertà con sinti e camminanti, negli ultimi 6 anni in Italia (2014-2020). Stiamo chiedendo di poter accedere a case, affitti, normali come tutti”.
Riguardo il quadro di inclusione sociale della popolazione rom varato dalla Commissione Europea il 5 aprile 2011 (successivo all’approvazione del Parlamento Europeo nel 9 marzo 2011 della risoluzione sulla questione rom e alla riunione di alto livello tenutasi nel Consiglio d’Europa il 20 ottobre 2010), a che punto siamo?
“Questi accordi sono stati sottoscritti dallo Stato italiano, dal presidente della Repubblica Napolitano e dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il 23 e il 24 giugno del 2011. Gli accordi recepiscono la comunicazione 173 della Commissione Europea e sottoscrivono il quadro dell’inclusione. L’Unione Europea ha posto il tema dell’inclusione dei rom, la decima nazione europea in termini numerici, come necessità e priorità dell’economia. Senza inclusione non si sviluppa il prodotto interno lordo, la ricchezza.
A che punto siamo? Che, firmati questi accordi, l’Italia ha prodotto una strategia. La strategia doveva servire a costruire una governance, ovvero governi nazionali in tutte le regioni, e nelle città di Torino, Napoli, Roma, Milano e Venezia dove dovevano essere implementati dei tavoli dove i rom rappresentavano se stessi con le proprie associazioni e organismi e, insieme ad amministratori, decidevano come usare il denaro pubblico per produrre inclusione.
Ad oggi, è stata violata in tutta Italia. Il tavolo non si riunisce dal 14 aprile 2014. Però, nel frattempo, nel 2015, sono arrivati i finanziamenti che sono nelle mani di 62 comitati di sorveglianza, 60 nelle regioni e due sono strutturali. Uno al ministro del lavoro e uno all’agenzia di inclusione territoriale, città metropolitana. I rom sono esclusi nei comitati di sorveglianza tranne che in un programma in Valle d’Aosta.
Il rischio è che Mafia Capitale, che si approfittava dei rom per i propri interessi, diventi Mafia Nazionale. Questa è la situazione ad oggi. Situazione sotto gli occhi della Commissione Europea”.
In questi giorni avete diramato un comunicato dove rispondete all’assessore Paola Murano, responsabile dell’Ambiente di Roma, che aveva puntato il dito contro i rom che rovistano nei cassonetti. “C’è un fenomeno di rovistaggio da parte loro e poi di vendita dei rifiuti nei mercatini – aveva dichiarato – Questo assolutamente non va bene, perché se lo faccio io mi arrestano, se lo fanno i rom o gli extracomunitari non succede niente e questo non deve passare”. Oltre al rovistaggio, la popolazione rom è spesso additata anche per elemosina, furti e sporcizia.
“Chiedere elemosina non è reato ma è frutto di essere umani estremamente poveri. Ricordo che Gesù Cristo stava accanto a chi chiedeva l’elemosina, non accanto ai ricchi. Gesù camminava con chi chiedeva l’elemosina perché era povero.
Il rovistaggio, ovvero andare dentro i cassonetti: non ci vanno solo i rom, ci vanno anche italiani poverissimi, ci vanno anche anziani. A Milano e nelle altre grandi città. C’è un economia che non sta lavorando per l’inclusione sociale ma lavora per i privilegi di pochissimi e questo sta producendo una povertà assoluta in Italia in cui vivono milioni di persone. Su questo diciamo: essere poveri, arrivare a tirare fuori dai cassonetti qualcosa per sopravvivere non è un reato ma un indice di povertà e le amministrazioni e i governi si devono assumere una loro responsabilità alla povertà. Non contro i poveri ma contro la povertà.
Se c’è qualcuno che commette reati tra l’etnia rom, questo va attribuito ai singoli, non a un popolo. Così come ogni popolo, c’è chi commette reati, chi ruba, chi evade il fisco. Chi commette reati ne risponde, individualmente, davanti alla legge, non come popolo. Se Totò Riina è un mafioso, non si deve pensare che tutti gli italiani sono mafiosi”.
Spesso nei vostri confronti si usa la parola zingari in modo dispregiativo… da cosa nasce questa usanza e qual è il vero significato del termine?
“La parola zingari nasce in Grecia, sempre qualche secolo fa. Venivano chiamati zigano, ziganoi e antizigano. È una parola attribuita dai non rom ai rom. Poi questa parola assume, sempre con il salto di qualità della disumanità e delle barbarie con l’avvento del fascismo e del nazismo, un significato veramente pesantissimo.
Nei campi di sterminio c’era lo zigan lager: il posto riservato alle persone di etnia rom, sinti, dove venivano rinchiusi e sterminati. Solo 11 rom, fra cui 7 bambini, sopravvivono allo sterminio del nazismo di tutti quelli entrati nei campi di concentramento. Uno di questi bambini è una sinta austriaca, Rita Prigmore, che ancora oggi sopporta da un lato le conseguenze fisiche degli esperimenti che in tanti facevano su lei e la sua gemellina morta. È un’attivista che gira il mondo nel denunciare quanto accaduto.
La parola zingaro è un termine veramente spregevole come negro. È una parola inventata dai non rom”.