Panna e fragola. Alla scoperta del gusto “pansessuale”

Panna e fragola.

Per mille persone che si dichiarano “felicemente lesbiche” ce ne sono altrettante che faticano a trovarsi una casa in questa o quell’altra etichetta.

I tempi della realizzazione sono stati difficili e pieni di ombre.
Alla domanda “sei bisessuale?” ho sempre risposto “mi piacciono le persone”.

Mi innamoro della gente, non del loro sesso. Quindi, due più due e voilà, sono bisessuale?
Dicotomico.
Riduttivo.
Non è me.
Ma allora che cosa è “me”?

Oltre la panna e oltre la fragola c’è un’intera gelateria di gusti e io voglio sentirmi libera di scegliere quale gusto mi attragga maggiormente. I gusti “etero” e “bisex” non mi soddisfano del tutto.

Difficile non sentirsi un po’ a disagio davanti a un simile sentimento di non appartenenza, nella società che ci vuole tutti belli ordinati ed etichettati in regole di comportamento e schemi preconfezionati.

Il gusto “pansessuale” l’ho scoperto talmente tardi che sono riuscita a godermi pienamente la gioia adulta dell’ignoranza: una nuova definizione nella quale perdersi per conoscerne le sfaccettature. E più leggevo, più la mente si schiariva fra le lacrime di commozione.

Io, che non sono mai stata monogama ma sono sempre stata fedele e sincera.

Io, che mi sono sempre sentita in colpa quando mi innamoravo e non riuscivo mai a mentire.

Io, che mi innamoro con fulmini e tuoni e fuochi d’artificio e sono capace di dispensare sentimenti straordinari.

Io, che mi vergognavo a morte di essere quella che si sarebbe volentieri lasciata rapire dall’amore di chiunque senza badare a età, forme fisiche, colori di pelle o sesso di appartenenza.

Sono pansessuale poliamorosa.

Non sarà una vita facile ma è la vita che ho, e se c’è una certezza è quella che sarà una vita PIENA.

Quando il sospetto mi si è fatto strada nella mente ho lasciato tutto quello che avevo e sono partita per riflettere, lontana dagli affetti più cari che temevo di perdere. Sono tornata sicura dei sentimenti nutriti verso me stessa e ho cercato nelle tasche il coraggio per parlare di chi, a 43 anni, ho capito di essere.

Basta con menzogne e sotterfugi, la vergogna vada ad abitare altrove. Io le do lo sfratto!

Chi mi vive accanto oggi sa chi sono e mi ama scegliendomi giorno per giorno nell’immensa gelateria che frequentiamo. Ho un matrimonio saldo, sono libera di perdere la testa e dedicarmi ai sentimenti di chi incontro. In tasca, oltre al coraggio, ho trovato la forza per legittimare me stessa con una pacca sulle spalle: “Vai bene così”.

La bandiera della libertà sventola ancora lontana perché non posso pretendere che le persone delle quali mi innamoro condividano la stessa visione, ma almeno so che va bene farsi tentare da gelati con gusti più disparati a base di amore.

C’è solo l’amore.

Oh, e i ghiaccioli, che son buonissimi anche loro.

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