Il tono generale del dibattito online fortemente negativo, nel quale rientrano anche casi di incitamento all’odio e alla violenza, caratterizza quasi la metà (il 48%) di ciò che è pubblicato sui feed dei candidati ai seggi italiani presso il Parlamento europeo. Finora sono oltre 3.000 le ore dedicate alla valutazione dai 150 attivisti di Amnesty International Italia coinvolti nel progetto.
Continua a essere “rom” il tema che ha scatenato il maggior numero di polemiche sui social media, con l’80% (4 su 5) di contenuti negativi. Al secondo posto è confermato “immigrazione”, col 77% di contenuti negativi, mentre a seguire troviamo “donne” col 76%, che fa scendere “minoranze religiose” (75%) e “solidarietà” (66%).
A spostare l’asticella dell’odio verso le donne sono gli utenti generici, con il 78% dei commenti negativi, incidenza che crolla al 23% nel caso dei candidati. Il tema Europa, trattato solo nel 2% dei contenuti valutati, è trattato in modo negativo in oltre il 50% dei casi.
È quanto raccontano i circa 33.100 contenuti unici valutati da Amnesty International Italia tra il 26 aprile e il 15 maggio, col supporto di circa 150 attivisti, nell’ambito del monitoraggio “Barometro dell’odio – Elezioni europee 2019”. Sotto la lente dell’Organizzazione i feed Facebook e Twitter dei candidati ai seggi italiani del Parlamento europeo.
Il tono generale del dibattito (inclusivo sia dei post/tweet dei politici che dei relativi commenti/risposte degli utenti) vede quasi 1 contenuto su 2 con accezione negativa; una tendenza determinata principalmente dal linguaggio utilizzato dagli utenti generici, che – in linea col dato complessivo – nel 49% dei casi si esprimono in modo critico sui temi trattati (“donne”, “lgbti”, “migranti rifugiati e persone con background migratorio”, “rom”, “minoranze religiose”, “povertà socio-economica”, “disabilità” per quanto concerne i diritti).
Guardando all’incidenza dei singoli temi sul dibattito complessivo (che include tutti contenuti valutati, sia negativi che positivi/neutri) troviamo “immigrazione”, categoria che da sola raggruppa quasi l’11% dei contenuti valutati. Oltre 8 punti percentuali sotto, poco oltre il 2%, troviamo “Europa” e poi “solidarietà” (quasi 2%).
Di “Europa”, in particolare, parlano soprattutto i candidati (con il 13% di incidenza per loro è il primo tema, seguito da “immigrazione” e “solidarietà”) e lo fanno in modo negativo solo nel 14% dei casi; è il tema, infatti, che più spesso affrontano in modo neutro o positivo. Un dato che, tuttavia, va letto in considerazione del fatto che il candidato solo di rado va oltre il mero annuncio elettorale. Se osserviamo, invece, l’atteggiamento degli utenti rispetto a questo tema, ne individuiamo la presenza solo nel 2% dei commenti e delle risposte, nel 52% dei casi con un taglio negativo.
In vista delle elezioni parlamentari europee, Amnesty International Italia ha avviato un monitoraggio dei profili Facebook e Twitter dei candidati e delle candidate al Parlamento europeo più attivi online e dei leader di partito ai quali fanno riferimento, per valutare in che modo essi si esprimono, e se usano linguaggio d’odio, su una serie di temi e categorie quali donne, persone Lgbti, disabilità, migranti, rifugiati e persone con background migratorio, rom, minoranze religiose, solidarietà, povertà socio-economica.
Fino al 24 maggio circa 150 attivisti dell’associazione osserveranno anche le reazioni e risposte degli utenti, per rilevare le eventuali correlazioni tra toni e messaggi veicolati dalla politica e sentimento delle persone rispetto a determinati temi.
Tutti i dati raccolti sono analizzati da ricercatori esperti (data scientist, sociologi, linguisti, psicologi e giuristi). Aggiornamenti saranno diffusi il 24 maggio, in attesa del rapporto finale, basato su un campione di dati molto più ampio e contenente il dettaglio relativo a una parte dei candidati, che sarà reso noto in occasione dell’insediamento del nuovo Parlamento europeo.
In occasione della campagna elettorale, Amnesty International ha chiesto inoltre alle candidate e ai candidati di impegnarsi, se eletti, a promuovere e proteggere i diritti umani in otto distinti ambiti: donne e persone Lgbti; migranti e rifugiati; politiche di austerità; spazi di libertà; difensori dei diritti umani; rom; attività economiche e diritti umani; cambiamento climatico.
Nell’ambito dell’attività condotta a livello locale dagli attivisti in tutta Italia, tutti i candidati sindaci di tutti i capoluoghi di provincia d’Italia che andranno al voto il 26 maggio hanno ricevuto richieste d’incontro per affrontare il tema del contrasto all’odio nel proprio territorio di competenza. Finora rispondendo in oltre 30 casi, particolarmente numerosi nelle città di Ferrara, Forlì, Livorno e Perugia. Gli attivisti di Abruzzo, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria hanno già avuto l’opportunità di avere un incontro con i rispettivi candidati. Nelle restanti regioni, si lavora per programmare gli appuntamenti per la settimana successiva.