Continua l’emergenza in Libia. Oltre 700 migranti e rifugiati sono intrappolati nel centro di detenzione di Qasr bin Ghasher, vicino agli intensi scontri armati che interessano la capitale Tripoli. Circa 3000 migranti e rifugiati, invece, sono bloccati nei centri di detenzione di Abu Salim, Gharyan e Qasr bin Ghasher, vicino ai combattimenti.
Fino ad ora, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati è stato in grado di facilitare il trasferimento, nella sua struttura di transito e partenza, di 150 rifugiati del centro di detenzione di Ain Zara. I tentativi di organizzare ulteriori trasferimenti di rifugiati da altri centri di detenzione, invece, sono stati resi vani dall’impossibilità di accedervi e da problemi di sicurezza.
Inoltre, le Nazioni Unite hanno reso noto che, a causa degli scontri, sono sfollate almeno 18.250 persone. Solo le vittime civili sono 48, tra cui 13 morti. Dall’inizio degli scontri la Guardia costiera libica ha riportato sulla terraferma almeno 19 tra migranti e rifugiati.
Così, le organizzazioni internazionali si mobilitano. Tra loro, Magdalena Mughrabi, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International: “Il governo libico deve immediatamente rilasciare tutti i migranti e i rifugiati che sono detenuti nei centri di detenzione, in modo illegale, a rischio di subire orribili violenze e torture e rimasti senza cibo, acqua e altri servizi essenziali”, ha dichiarato.
Secondo il portavoce di Amnesty International, inoltre, la colpa è attribuibile anche i governi europei perché “collaborando attivamente con le autorità locali nel blocco delle partenze via mare e nel trattenimento di migranti e rifugiati in Libia, hanno contribuito ad alimentare questa crisi”.
E aggiunge: “L’attuale conflitto intorno alla capitale libica mostra ancora una volta quando sia fondamentale che gli stati membri dell’Unione europea assicurino percorsi sicuri affinché i migranti e i rifugiati possano lasciare la Libia”.
Secondo Mughrabi, infatti, gli stati dell’UE “dovrebbero anche riprendere in considerazione il loro appoggio alla Guardia costiera libica, che ha riportato sulla terraferma innumerevoli migranti e rifugiati, destinati a una detenzione arbitraria e a tempo indeterminato, alla tortura, alle estorsioni, alla violenza sessuale e ad altre gravi violazioni dei diritti umani”.
Fronte Libia, anche buone notizie: fondi dalla Farnesina
Intanto la Farnesina ha disposto 7 milioni di euro sul Fondo Africa di UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, per interventi a favore dei rifugiati eritrei in Etiopia, dei rifugiati in Tunisia, e degli sfollati e dei rifugiati in Libia.
In Etiopia, il finanziamento aiuterà le autorità locali nel loro impegno di sostegno ai rifugiati eritrei nella regione settentrionale del Tigray mediante assistenza sanitaria, attività a favore dei bambini rifugiati e persone con esigenze specifiche, potenziamento dell’educazione primaria per i rifugiati eritrei, approvvigionamento di acqua nei campi rifugiati.
Il progetto dell’UNHCR per la Tunisia ha l’obiettivo di sostenere le autorità locali nell’accoglienza a migranti e richiedenti asilo, in particolare nelle zone di Sfax e Medenine.
In Libia, invece, l’obiettivo è di garantire assistenza a 750 famiglie rifugiate, di distribuire beni di prima necessità a circa 20mila famiglie sfollate e di avviare fino a 17 progetti ad impatto rapido a beneficio di 8.500 persone, in considerazione della precaria situazione in Libia e dei rischi di violenza a cui sono esposti i rifugiati, i migranti e la popolazione locale.